La Fonderia Leopolda si illumina di tanti colori, e partono i progetti di residenza e quelli delle associazioni culturali cittadine.
Il teatro è vivo. Un urlo di gioia, di speranza, ma anche di rabbia: non certo di rassegnazione però.
Se è vero che la pandemia sta segnando indelebilmente le nostre vite, dagli eventi estremi come la scomparsa degli affetti più cari, alla perdita del lavoro, alla chiusura di tante attività artigianali, fino alla crisi delle imprese e le ripercussioni sul lavoro e sull’economia, è altrettanto vero che le conseguenze dell’epidemia hanno compromesso la cultura, i suoi spazi e i suoi operatori (artisti, maestranze, educatori, formatori).
Follonica e il suo teatro, allora, lo vogliono urlare più forte: il teatro è vivo.
È lo slogan che leggerete se vi recate al Teatro Fonderia Leopolda, durante le ore serali. Completamente illuminato, di tanti colori, come se lo storico edificio del lavoro e della fatica, poi restituito come luogo di arte e cultura, volesse caparbiamente affermare la propria esistenza e, attraverso quei colori, mostrare la propria anima.
Ma non è solo poesia, è concretezza.
“Soli pochi giorni fa – dice l’assessore alla cultura Barbara Catalani – abbiamo annunciato la presenza al teatro cittadino di una nuova compagnia residente (gli Zaches Teatro) con progetti formativi, didattici e soprattutto per la creazione di produzioni teatrali che si realizzeranno da adesso fino a maggio 2022. Notizia di oggi, invece, è che l’amministrazione comunale ha approvato un nuovo progetto proveniente dal mondo dell’associazionismo cittadino: anch’esso è stato fortemente penalizzato dall’emergenza sanitaria e per questo non possiamo permettere che il virus possa dissolvere in così poco tempo un tessuto sociale che si è costruito con decenni di sforzi e sacrifici”.
Il progetto, in una prima fase prevede performances di teatro, danza, video, interviste, produzioni musicali su cd: il tutto a distanza di sicurezza, nel rispetto delle normative anti-covid; successivamente, traccia già le linee un laboratorio permanente (si pensa alla sala Leopoldina, il ridotto del teatro) per progetti culturali in presenza, che coinvolgano il mondo associativo nel suo insieme con interazione tra associazioni del territorio e non solo per condivisione di conoscenze e opportunità.
Ecco perché sosteniamo il progetto delle nostre associazioni – prosegue l’assessore – per consentire una ripresa delle attività associative e per proporre, grazie all’apporto di tanti artisti del territorio e non solo, una serie di performances e attività a distanza, con successiva raccolta di materiali e idee per progetti futuri, da condividere con la direzione artistica del teatro, e per restare comunque testimoni di uno dei periodi più oscuri della nostra convivenza civile”.
Nel frattempo andate a vedere la Fonderia illuminata. Alle 22 di ogni sera si spegne però. C’è il coprifuoco.